G. Saviola Reumatologo

Parliamo di: Osteoporosi

Curare l’osteoporosi  significa anche fare della prevenzione. La finalità è quella di evitare le fratture  (o le ri-fratture) da fragilità ossea. Infatti: osteoporosi  significa soprattutto  aumentato rischio di frattura, con tutte le conseguenze del caso.

Comincio col dire che l’osteoporosi NON è una sola malattia, e sarebbe pertanto meglio parlare DELLE osteoporosi.

La più comune è senz’altro l’osteoporosi femminile  di  tipo post-menopausale. Ma anche il maschio, contrariamente a quanto ancora si crede, è spesso soggetto all’osteoporosi: nel maschio generalmente  si tratta di osteoporosi di tipo senile (legata al lento declino del testosterone), o di osteoporosi secondaria ad altre patologie o a farmaci.

I fattori di rischio per l’osteoporosi sono da valutare caso per caso: solo da un bilancio oculato di  questi fattori si potrà trarre conclusioni sull’effettivo rischio di frattura di quel soggetto. Come conseguenza si deciderà- di caso in caso, personalizzando la terapia- se e come trattare la patologia.

Quali sono i fattori di rischio? Tutte le malattie infiammatorie croniche, in primo luogo l’artrite reumatoide, l’artropatia psoriasica e tutte le connettiviti. Queste malattie sono caratterizzate dalla produzione di citochine infiammatorie, sostanze in grado di dare artrite (cioè dolore, tumefazione e danno articolare) ed al tempo stesso di impoverire l’osso creando osteoporosi. Anche la disabilità  (intesa come scarsa possibilità di movimento) conduce irrimediabilmente all’osteoporosi; come pure i cortisonici se usati a dosi elevate o per tempi prolungati. Sono solito spiegare ai miei pazienti che l’osteoporosi è un optional gratuito dell’artrite e che pertanto bisogna prepararsi per tempo a prevenire le fratture. Quindi, trattare  in modo tempestivo e corretto una artrite con farmaci appropriati e con cortisonici a basso dosaggio, significa ridurre la produzione di citochine, prevenire la disabilità e ridurre il rischio di frattura.

Attualmente disponiamo di diversi farmaci efficaci per il trattamento dell’osteoporosi.

Premetto che l’apporto di CALCIO (con l’alimentazione o per supplementazione farmacologica) è assolutamente indispensabile per il mantenimento del  trofismo osseo. Diete carenti di calcio non possono che produrre danni.

Il secondo fattore indispensabile per la salute dello scheletro è la VITAMINA D. E’ noto che l’esposizione al sole mette in moto un meccanismo a livello della nostra pelle, capace di produrre vitamina D. Ma va ricordato che l’eccessiva esposizione al sole può essere nociva, che le creme solari bloccano anche la produzione di vitamina D e che nell’anziano il meccanismo non è più sufficientemente efficace. Meglio dunque assumere la vitamina D, soprattutto dopo i 50 anni. Le modalità sono molto semplici : può bastare l’ingestione di un fialoide di colecalciferolo 1 o 2  volte al mese. La vitamina D attivata (calcitriolo) deve  essere  riservata a pazienti con particolari caratteristiche (gravi insufficienze renali o epatiche) e va somministrata tutti i giorni.

I BISFOSFONATI sono i farmaci più diffusi. Sono in grado di dimezzare il numero di fratture nei pazienti osteoporotici, hanno costi  accettabili ed effetti collaterali di regola scarsi.

L’utilizzo di questi farmaci -fatti salvi pazienti particolarmente gravi- dovrebbe essere limitato a non più di 5 anni. Questo perché  l’efficacia anti-frattura perdura comunque per un certo lasso di tempo anche dopo la sospensione del farmaco,mentre un periodo di vacanza senza terapia allontana il rischio delle cosiddette “fratture atipiche di femore” segnalate in pazienti che utilizzavano alendronato da molti anni. Si ipotizza, infatti, che -in alcuni casi- l’uso di bisfosfonati per periodi troppo lunghi diventi controproducente.

L’osteonecrosi asettica delle mandibole (o delle mascelle) è una possibile conseguenza dell’uso di bisfosfonati per via endovenosa, utilizzati nella terapia di alcuni tumori  a dosaggi molto alti – fino a 14 volte quelli utilizzati per l’osteoporosi. Di regola questo grave effetto collaterale viene scatenato da una scarsa igiene orale e/o da estrazioni dentarie. Per questo motivo alcuni odontoiatri sono francamente allarmati dai pazienti che utilizzano bisfosfonati. Esistono tuttavia norme preventive sottoscritte da AMDI e SIOMMMS, le società scientifiche degli Odontoiatri e degli Osteoporologi. Del resto la casistica dimostra come l’osteonecrosi mandibolare sia estremamente rara nei pazienti che vengono trattati per l’osteoporosi.

Il RANELATO DI STRONZIO è un farmaco che ha destato recentemente allarmi a seguito dei quali è stato pesantemente limitato l’uso.

DENOSUMAB (PROLIA) 1 iniezione sottocute ogni 6 mesi. E’ il primo farmaco biologico per l’osteoporosi. Molto efficace. Nella mia esperienza scarsi effetti indesiderati. E’ prescrivibile soltanto in Centri Accreditati dall’ AIFA (Ministero  Salute).

TERIPARATIDE (FORSTEO)  1 iniezione sottocute die per massimo 2 anni. Molto efficace, utilizzabile soltanto in pazienti con pregresse fratture osteoporotiche secondo regole  rigide. Prescrivibile soltanto da Centri Accreditati dalla Regione.

Per finire:  la PREVENZIONE DELLE CADUTE è uno dei più importanti capitoli nella prevenzione delle fratture.

Alcune misure sono molto banali e molto trascurate: indossare calzature chiuse a base larga, togliere tappetini scendiletto, mantenere una adeguata illuminazione, rimuovere ogni possibile causa d’inciampo in ambito domestico.

Ma altre misura sono più tipicamente di pertinenza medica. Si è dimostrato che -negli anziani- il numero delle cadute aumenta  significativamente quando si assumano più di 4 farmaci al giorno. Questo indipendentemente dal tipo  di farmaco usato.

Vi sono poi numerosi farmaci che -di per se’- rallentano la vigilanza, creano ipotensione ortostatica  (difficoltà di adattamento al momento di alzarsi dal letto o dalla poltrona) o producono instabilità.

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