G. Saviola Reumatologo

Parliamo di: Algodistrofia

L’algodistrofia è una patologia poco comune, spesso diagnosticata con grave ritardo. Per contro accade sempre più spesso che essa venga diagnosticata a sproposito.

Si tratta di una situazione di dolore molto intenso, altamente invalidante, con notevolissimo aumento della sensibilità, localizzato ad una regione corporea (ginocchio, caviglia, piede, polso, mano), associato a manifestazioni vasomotorie (gonfiore) e talvolta anche ad alterazioni trofiche e della sudorazione. Il dolore è assolutamente sproporzionato rispetto alla causa iniziale che lo ha prodotto (trauma, frattura, talvolta causa non nota) e si scatena anche per manovre di lieve toccamento, perdurando esageratamente anche dopo lo stimolo.

Di regola non esistono tests di laboratorio diagnostici, ma alla Risonanza Magnetica si evidenzia edema osseo che tuttavia NON è diagnostico. Il rilievo di edema osseo conduce troppo spesso alla conclusione automatica di “algodistrofia”, con il rischio di imboccare false strade. In realtà, l’edema osseo è la risposta che l’osso mette in atto a seguito di molte altre patologie, come l’artrite o l’artrosi. E’ dunque importante che-se possibile- si escluda ogni altra causa, prima di indirizzare la terapia verso l’algodistrofia.

Esiste un farmaco, il NERIDRONATO, un bisfosfonato, che è ufficialmente indicato per il trattamento della patologia. Ma è ben noto che può essere efficacemente utilizzato un altro farmaco appartenente alla stessa famiglia, il CLODRONATO, in questo caso con le modalità OFF LABEL (ovvero al di fuori di quanto indicato sul foglietto illustrativo). Per mettere l’algodistrofia sotto controllo il trattamento deve essere abbastanza precoce ed attuato con fermezza, con un ciclo per via endovenosa o intramuscolare sufficientemente lungo, tenendo bene presente che entrambi i farmaci agiscono pienamente soltanto se associati a congruo apporto di vitamina D.

Anche se è possibile, dopo alcuni mesi, una guarigione spontanea, il rischio di un ritardo diagnostico è che la malattia si cronicizzi, passando dalla fase “calda” alla fase “fredda” che può esitare in atrofia con grave limitazione funzionale.

 

Cerchi una consulenza specializzata?

Contatti